Simulazione Di Un Esorcismo In Via Gradisca 84

Simulazione Di Un Esorcismo In Via Gradisca 84

Torino Noir · 2021-04-29

Era la mattina del 15 novembre 1988, quando numerose chiamate avvertirono la polizia di strane urla, intervallate a cantilene e colpi sordi, provenienti da un appartamento in via Gradisca 84.
Quando gli agenti arrivarono sul posto e individuarono lo stabile da cui si udivano anche richieste d’aiuto, si videro aprire la porta da un uomo che, in evidente stato di allucinazione e con indosso solo un paio di mutande, gliela richiuse in faccia prontamente.
Fu allora obbligatorio irrompere con la forza e la scena che si presentò raggelò le forze dell’ordine: due uomini, sommariamente vestiti, stavano danzando sul corpo ferito e sanguinante di una giovane donna. Il loro evidente stato di alterazione richiese l’intervento di rinforzi, poiché non appena si videro braccati i due si scagliarono l’uno contro l’altro mordendosi a vicenda e procurandosi ferite che portarono alla morte uno di loro.
Solo più tardi si scoprirono i nomi degli attori della vicenda: erano i fratelli Giuseppe e Gaspare Gullo, che morì prima dell’arrivo in ospedale, e Fosca Setteducati, anch’ella deceduta prima dell’arrivo dei soccorsi per le ferite riportate.
Nonostante Giuseppe avesse la lingua lacerata dai morsi del fratello, riuscì a pronunciare parole confuse che permisero una prima e sommaria ricostruzione dei fatti di quella notte. A sua detta la giovane, fidanzata del fratello Gaspare, sarebbe stata posseduta dal demonio. I due, allora, dopo aver ingerito una miscela di droghe e aver avuto con lei un rapporto sessuale, le sarebbero saliti sopra per scacciare il mostro dal suo corpo.
Ma la verità sui fatti di via Gradisca venne fuori poco per volta, facendo emergere uno scenario che poco aveva a che fare con gli spiriti e molto con uno squallido e concreto mondo fatto di prostituzione, consumo e spaccio di droga.
Un sopralluogo approfondito all’interno dell'appartamento trovò infatti un consistente numero e quantitativo di droghe. Sostanze che però, in maggior parte, erano destinate allo spaccio. I due fratelli erano infatti due balordi dediti alla vendita di droga; Fosca invece, era stata incaricata da una banda di trafficanti di nascondere una partita di eroina. I fratelli si erano allora arrabbiati con lei, quando la donna si rifiutò di dir loro dove la nascondesse e avrebbero deciso di punirla picchiandola fino a sfondarle l’addome e il torace. Avevano poi messo a soqquadro l’appartamento, inscenando la versione di un esorcismo finito male.
Anche durante il processo Gaspare Gullo continuò a sostenere la delirante tesi della messa nera, chiese il rito abbreviato e fu infine condannato a ventiquattro anni di carcere: otto per spaccio di droga e solo sedici per il brutale assassinio di Fosca.
Così quello che i quotidiani avevano definito un «massacro nel nome di Satana», si scoprì essere una storia di ordinario degrado.

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