SETTORE - Il podcast dell'Interismo moderno

SETTORE - Il podcast dell'Interismo moderno

SETTORE

Settore 4C fila 72 posto 35. Stadio Olimpico in Roma, addì 5 maggio 2002. Ne è passato di tempo, ne son successe di cose. Tipo il blog (www.settoreinter.it), e adesso pure il podcast.

E' andata così: un mio amico un giorno mi scrive: basta cazzeggiare, ho un progetto che ti riguarda (uhm, quelle frasette che hanno sempre un che di sinistro, un sottinteso sospetto, gli spagnoli la chiamano enculada). E io gli rispondo: vabbe’, vieni a prendere un caffè a casa mia, devo smaltire quelle due-trecento capsule di Istanbul. Il resto della conversazione è avvenuto mentre cercavamo di dividere le nostre due cagnoline che litigavano. Di lì l'equivoco.
“Secondo me, potremmo fare un podcast”.
“Scusa?”
“Un podcast”.
“Ah, un podcast”.
“Il podcast dell’interismo moderno”.
“Ah! Cioè. tipo…”
“Sì, Settore, interismo moderno eccetera. Formato podcast”.
“Podcast!”, faccio io, che non riesco a mettere insieme più di un concetto per volta.
“Podcast, bravo. Quanti ne ascolti tu?”.
In quel momento, al bivio tra iniziare una pietosa supercazzola e dirgli la verità, anche in memoria della nostra amicizia scelgo la seconda strada, “ehm, zero”.
Da come il mio amico sorride mi accorgerò più tardi che, nel bel mezzo del bau! bau! bau!, avrà capito “ehm, cento”.
“Wow! Bene!”, e parte improvvisando un piano editoriale che pare di sentire Linus alla convention di Audiradio. Lo lascio parlare finchè mi fa “Eh? Che ne dici?” proprio mentre entrambi ci chiniamo a dividere le nostre due cagnoline che si azzuffano e nella confusione io ne approfitto per rispondere con una disarmante sincerità che vorrei tanto non lo offendesse, “Beh, mi sembra proprio una cagata”, al che lui urla “Evvai!” e mi abbraccia come se avesse segnato Sommer di testa su calcio d’angolo.
E lì capisco che nel casino, con entrambe le cagnoline che abbaiavano, con la SUA che mordeva il MIO divano, lui deve aver capito “figata”.
Vabbe’, ormai non potevo più dirgli di no, quindi si parte. In una successiva videocall (strumento utile per dirsi delle cose senza che i cani si azzuffino) (e, ho scoperto, anche per registrare un podcast senza rompere i coglioni a nessuno) io mi sono permesso di buttargli lì: ‘scolta, però non facciamo una roba noiosa e fatta alla cazzo di cane. Al che lui mi ha detto: ma certo che no, per chi mi hai preso, per il professor Barbero?
Quindi, abbiamo pensato di non farla proprio da soli, ‘sta cosa. Mandaci un vocale (sì, un vocale: è un podcast, no?) su Whatsapp al 351 351 2355 per sottoporci le tue domande/sollecitazioni/provocazioni/disquisizioni sull’Inter e noi in qualche modo risponderemo. Attendiamo i tuoi contributi, siate vivaci e propositivi. Le porte sono aperte a chiunque, persino (rumore di tuoni) a uno juventino, volendo esagerare.
Il mio amico dice che è una figata. Boh, vediamo. Tra l’altro è già arrivato il microfono, per il quale ho acceso un agile finanziamento in 36 mesi ipotecando la macchina del Nespresso. Bellissimo, sembro Donald Fagen sulla copertina di The Nightfly mentre canta “C’è solo l’Inter”. Non potremmo cristallizzare questo momento e fermarci qui? Il mio amico mi ha guardato e ha detto no.

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