Il Clavicembalo ben temperato. Un mito senza tempo

Il Clavicembalo ben temperato. Un mito senza tempo

Rete Toscana Classica

Qualche tempo fa Rete Toscana Classica mandò in onda un ciclo, anche quello curato da Claudio Proietti, che si intitolava Il pianoforte ben temperato. Quel ciclo era dedicato ai quarantotto Preludi e Fughe del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach: i 24 del primo volume (completato nel 1722) e i 24 del secondo volume (composto 22 anni dopo, nel 1744).

In ciascuna trasmissione veniva preso in esame un Preludio e Fuga e se ne analizzavano diverse esecuzioni (ma solo pianistiche), accostandole e confrontandole. Entrando nel vivo della sostanza compositiva e delle problematiche interpretative di ogni brano, si facevano scoperte spesso sorprendenti e sempre, comunque, intriganti. Nello stesso tempo si poteva esplorare a fondo l’arte di alcuni dei più grandi pianisti del ventesimo secolo. Tra questi Fischer, Gieseking, Richter, Tureck, Gould, Ashkenazy, Schiff, Pollini e altri.

Sull’onda della ‘fortuna’ di quel ciclo, è nata l’idea di dedicare una nuova serie di trasmissioni alla ‘fortuna’ del Clavicembalo ben temperato presso i compositori successivi a Bach. Intendendo questo capolavoro non solo come un modello compositivo e tecnico, ma anche – e forse “soprattutto” – come un modello di pensiero musicale: un faro che svetta nel tempo, un “mito” nella coscienza di generazioni di compositori, una summa conoscitiva capace di parlare in ogni epoca all’oggi.

In dodici trasmissioni attraverseremo tre secoli di storia della musica e, seguendo le tracce di innumerevoli preludi e fughe (anche nei loro vari e successivi travestimenti), incontreremo Mozart, Mendelssohn, Chopin, Czerny, Liszt e così via fino a Hindemith, Šostakovič, Kapustin e La Monte Young.

Anche in questo caso, a parte due doverose eccezioni, il campo d’indagine sarà limitato esclusivamente alle composizioni pianistiche e, come in passato, ci faremo accompagnare nel viaggio da alcune delle più grandi “firme” del pianismo moderno: Emil Gilels, Sviatoslav Richter, Maurizio Pollini, Vladimir Ashkenazy, Keith Jarrett, Vlado Perlemuter, Alexis Weissenberg, Gyorgy Cziffra e tanti altri. Accanto a loro spesso potremo ascoltare gli stessi compositori impegnati come interpreti di se stessi: Reger, Šostakovič, Ščedrin, Kapustin e La Monte Young.

Arriveremo insomma fin quasi ai giorni nostri verificando come l’esperienza del “preludio e fuga” sul pianoforte sia tutt’altro che conclusa, nonostante nel ventesimo secolo (come del resto è avvenuto per tante altre esperienze artistiche) spesso sia stata emessa la sua sentenza di morte. E scopriremo anche come nel corso di questa lunghissima vita, grazie al genio di alcuni grandi compositori, la forma “preludio e fuga” abbia saputo plasmarsi su contenuti molto diversificati, abbia saputo raccontare mondi espressivi ricchissimi, abbia saputo, cioè, cogliere pienamente l’insegnamento che Bach aveva affidato alla sua opera didattica più grande e ambiziosa.

Le puntate
I Wolfgang Amadeus Mozart (trascrizioni dal Clavicembalo ben temperato e composizioni originali)
II Felix Mendelssohn Bartoldy (Preludi e Fughe op.35)
III Fryderyk Chopin (Preludi op.28)
IV Carl Czerny (Il pianista nello stile classico op.856)
V Miscellanea prima (musiche di Franz Liszt, Camille Saint-Saëns, Cesar Franck)
VI Miscellanea seconda (musiche di Anton Rubinstein, George Enescu, Max Reger, Albert Roussel, Maurice Ravel)
VII Paul Hindemith (Ludus tonalis)
VIII e IX Dmitri Šostakovič (Preludi e Fughe op.87)
X Mario Castelnuovo-Tedesco (Les guitares bien tempérées)
XI Rodion Ščedrin (24 Preludi e Fughe) e Nikolaj Kapustin (Preludi e Fughe op.82)
XII La Monte Young (The well tuned piano) e P.D.Q. Bach (The short-tempered clavier)

Per il ritratto di Bach: CC BY-NC-SA / Stiftung Händelhaus, Halle
a cura di Claudio Proietti,

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