
Aurora Spanò, la "marescialla" della cosca Bellocco
Nel contesto malavitoso calabrese la ricordano ancora come la "marescialla" ma si chiama Aurora Spanò. Lei, donna minuta ma donna di mala, è stata capace di tenere per anni le fila di una delle più note e potenti cosche di 'ndrangheta.
Nata a Rosarno il 25 gennaio 1947 diventa infermiera e presta servizio nel piccolo ospedale di Polistena, cittadina di neanche 10 mila anime nell'entroterra calabrese. Poi però scala la vetta della famiglia Bellocco, che a suon di estorsioni, narcotraffico, usura ha imposto il suo controllo non solo nella piana di Gioia Tauro. Ramificazioni se ne sono contate in giro per l'Italia ed anche all'estero – dal Libano alla Grecia - e solo il 13 dicembre 2022 un'altra grande operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria ha portato il gip a emettere contro la cosca 63 ordinanze: 47 persone sono finite in carcere, 16 ai domiciliari mentre per altre due è stato disposto l'obbligo di dimora. Altre 13 misure cautelari sono state emesse su richiesta della Procura di Brescia che ha coordinato un'indagine collegata a quella calabrese.
Ormai settantenne, Aurora Spanò è stata comunque un personaggio di primo piano della cosca. Nel piccolo paese di San Ferdinando nulla si muoveva senza che lei fosse d'accordo. Che si trattasse di aprire un locale o prendere in affitto un appartamento: era Aurora che dava o meno il via libera. Di mano dura anche nella riscossione dei crediti da parte dei debitori, si fece "recapitare" a casa la sorella di alcuni imprenditori taglieggiati e le fece capire, a suo modo, che i fratelli dovevano rientrare altrimenti ci sarebbero stati dei problemi.
La Spanò entra nella cosca dei Bellocco unendosi, dopo un primo matrimonio a Giulio Bellocco, al vertice della consorteria. Non lo sposerà mai però e si vendicherà anche di chi proverà a deridere la sua condizione in un contesto sociale dove la "compagna" di un uomo non merita il "rispetto" che si deve solo alle mogli. E comanderà anche dentro il carcere, con la stessa forza e arroganza proprie dei boss costringendo compagne di cella a servirle il pranzo o a pulire i sanitari. Questo e molto altro è raccontato dal Maggiore Diego Berlingieri, a capo del Ros – il Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri – di Reggio Calabria.
Donne di mala
Calcolatrici e spietate. Agguerrite e spregiudicate. Non sono solo mogli, madri, sorelle e compagne, sono donne cresciute in un abisso che non rinnegheranno mai. Convinte di essere nel giusto in un mondo dove sono altre le leggi da rispettare e far rispettare. Ma soprattutto da tramandare e insegnare.
Maria Licciardi, Aurora Spanò, Patrizia Messina Denaro, Angela Di Trapani, Rosetta Cutolo, Cinzia Lipari, Angela e Teresa Strangio: Donne di mala che per anni hanno governato o aiutato alcune delle più note organizzazioni mafiose italiane. Donne che hanno cresciuto ed allevato i figli inculcando loro quei disvalori che fanno delle associazioni criminali italiane un unicum mondiale. Perché come nelle famiglie, sono loro il “nocciolo” duro dell'organizzazione. Dalla 'ndrangheta alla camorra, fino a cosa nostra.
Donne al vertice che prendono il posto di mariti, padri, fratelli e compagni carcerati e mandano avanti gli affari dei clan, le estorsioni, lo spaccio. Comandano agguati, si fanno scivolare addosso gli omicidi che servono per ristabilire l'ordine, quando questo viene incrinato da faide e guerre. Vestono gli abiti di “messaggere” per portare fuori dalle case circondariali gli ordini dei boss confinati al 41bis. Sfregiano i volti di chi non paga i debiti usurai o si permette il lusso di offendere e deridere le proprie persone. Dodici come gli apostoli, dodici come il numero che simboleggia l'unità, dodici Donne di mala che neanche da dentro una cella hanno mai guardato al loro passato provando pentimento e vergogna.
Dodici puntate, ognuna dedicata a una donna di mala, raccontate da Camilla Mozzetti con l'Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato.
- Numero di episodi: 13
- Ultimo episodio: 2023-02-21
- Cronaca nera