
Hildesheim - La Rosa Millenaria e lo stabilimento di Alfed Fagus
Non c’è mai stata una verità, ma quello che provo a raccontare, a tramandare, è ciò che più vi si avvicina. La memoria veste i panni dell’inganno, si costruisce e modifica a seconda delle volontà, e più si allunga più si confonde nell’orizzonte. Giudico onesto ciò che riporto qui, accettando gli errori e la soggettività della mia testimonianza, che potremmo intitolare Hildesheim e la Rosa.
Sono stata una città da sempre al servizio della Chiesa, sin da quando divenni diocesi nel 815; a quel preciso anno risale la prima verità, quando l’imperatore Ludovico il Pio tenne una messa durante una battuta di caccia nella foresta d’Ercinia, e un suo cappellano dimenticò un reliquario della Vergine Maria appeso a un cespuglio di rose. Al loro ritorno, il reliquario non poté essere rimosso, l’imperatore lo interpretò come un segno e nacque così la cappella dedicata alla Santa Madre.
Mezzo secolo più tardi cominciarono i lavori alla cattedrale, sotto la guida del vescovo Altfrid: tre navate, pianta a croce, edificio occidentale a due livelli. Si alternarono poi, nel tempo, diversi successori, come Hezilo e Azelin, ci furono modifiche e ampliamenti, torri d’incrocio e interni riccamente decorati, una nuova facciata neoromanica e la cripta Laurentius.
La seconda verità arriva da quel cespuglio là, una pianta che già nel 1500 veniva ritenuta tra i fiori più antichi del mondo. La Rosa Millenaria di Hildesheim. Ancora oggi la osservo, come tutti i volti a bocca aperta che vi passano vicino, mentre si arrampica sull’abside della cattedrale. Nonostante i brutali bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, quando quasi tutta la cattedrale fu distrutta, e i suoi interni barocchi perduti per sempre, le radici del roseto resistettero alle bombe, ricrescendo tra le rovine, portando con sé la prosperità della cittadina.
Un’altra verità su Hildesheim riguarda poi la Chiesa di San Michele. Al contrario della Cattedrale, vicina di terreno, questa chiesa venne risparmiata dai secoli e dal tempo, dalle maledizioni e l’ingordigia di certi vescovi: solo le bombe, pochi anni fa, riuscirono a scalfirla, e solo dalle grondaie in su. Risalente a 1000 anni fa, testimonia con orgoglio l’arte romanica ottoniana della vecchia Sassonia: il soffitto ligneo e gli stucchi dipinti, le famose porte di bronzo e la colonna di Bernward. Tesori a cui negli anni si uniranno la corona di luce del vescovo Hezilo e le fonti battesimali del vescovo Conrad, e di queste verità rimango sicura, memoria o meno, grazie agli scritti ritrovati, soggettivi, certo, ma dove si intravede e riconosce la realtà dei fatti.
Ce n’è poi un’altra, verità, di cui rimango sicura, fatti avvenuti più recentemente, a sud, nella cittadina di Alfeld. Erano gli anni che precedevano di poco quelle bombe che tentarono di cancellare i miei edifici, quando germinavano idee pericolose nell’aria e diversi cambi erano imminenti.
Uno di questi cambi stava accadendo nella testa di un uomo, Walter Gropius, che di lì a qualche anno avrebbe rivoluzionato l’architettura creando il movimento del Bauhaus, a Norimberga. Qualcuno aveva capito il suo talento, e quel qualcuno era Carl Benscheidt, lungimirante e innovativo fondatore dell'azienda Fagus, che gli affidò la costruzione della fabbrica di scarpe portata a termine nel 1911. Requisiti d’aria, luce e chiarezza che si fondono con l’utilizzo innovativo d’acciaio e vetro, dove l’architettura e il design, per la prima volta, diventano fattore critico per la qualità della vita dell’uomo.
Una qualità della vita che tra le mie vie, a Hildesheim, viene sostenuta da musica nell’aria e luci che si arrampicano sulle facciate in graticcio, dove nei secoli si sono collezionate storie, racconti e verità, tutte da aggiungere alla mia testimonianza, alle memorie di una città protetta da un roseto millenario, all’ombra di una cattedrale, insensibile alle forme del male.
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I testi sono di Alessio Guzzo, le voci di Anna Cianca e Daniele Gaggianesi, la cura editoriale è di Cristiana Rumori, la supervisione alla produzione è di Simona Bozzolo, Stefano Barbaro.
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- Ultimo episodio: 2025-03-31
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